Diario dell’Amazzonia

La traduzione del Diario dell’Amazzonia (qui) di Roger Casement, pubblicata da Fuorilinea, è stata presentata in questi giorni all’IILA di Roma.

Roger Casement è un personaggio complesso, dalla biografia avventurosa e discussa (qui diversi spunti). Nato a Dublino nel 1864, nei primi anni del ‘900 in qualità di console britannico denunciò prima le violenze del regime coloniale di re Leopoldo II del Belgio nello stato libero del Congo (qui), poi le atrocità commesse contro le comunità indigene del nord-ovest dell’Amazzonia nell’età del caucciù.

L’estrazione del lattice di gomma dalle foreste tropicali, fondamentale per il progresso dell’industria, l’elettrificazione del mondo e la rivoluzione dei trasporti, ha generato da una parte fortune leggendarie, dall’altra un’apocalisse di sofferenza e di violenza che ha rovinato le foreste tropicali di Amazzonia e Africa centrale.

Roger Casement, pioniere delle lotte contro il capitalismo coloniale, a favore di diritti umani e tutela dell’ambiente, si impegnò apertamente per l’indipendenza dell’Irlanda. Catturato e condannato per alto tradimento, venne giustiziato nel 1916.

La lettura degli scritti di Roger Casement ci può turbare, ma non ci deve sfuggire che quanto vi leggiamo continua ad accadere, anche negli stessi luoghi e con la stessa logica perversa.

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